Loading...

Lo scenario

Con l’inizio del 2022 e la guerra in Ucraina abbiamo assistito ad un aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prima senza precedenti in questo secolo.

Le motivazioni sono molteplici, un ruolo purtroppo non secondario è dato dalla paura dei mercati e dalla speculazione che gioca un ruolo determinante.

Sono uscite oggi le statistiche IEA sul gennaio 2022, la produzione di Gas naturale è incrementata del 2,9% rispetto al gennaio precedente ed il consumo complessivo si è incrementato dello 0,5%.

Viene da chiedersi come mai i prezzi avessero già iniziato ad esplodere.

Mi permetto un’analisi del tutto personale su quanto sta accadendo e sui motivi di tutto questo che certo dovrà tener conto dalla guerra in corso dove una nazione (la Federazione Russa) ha deciso di invaderne un’altra (Ucraina) con motivazioni sicuramente molto diverse da quello che la Russia sta sostenendo e dove l’energia, e le materie prime presenti in Ucraina, potrebbero dare una motivazione molto più delle fake news russe sul perché è iniziata la guerra.

Negli anni scorsi leggendo il sempre interessante ed attuale libro di Jeremy Rifkin dal titolo “Un Green New Deal Globale” veniva evidenziato come fosse necessario passare da una produzione di energia concentrata in poche centrali ad una produzione di energia diffusa e rinnovabile anche per mettersi al riparo da eventuali attacchi terroristici.

Quando lessi il libro trovai questa motivazione forse eccessiva, oggi alla luce della guerra possiamo interpretare quelle motivazioni in un modo più ampio. Il terrorismo si è tramutato in una azione di guerra, ma le conseguenze, ovvero il timore di una crisi energetica dovuta alla riduzione degli approvvigionamenti di gas russo, e il conseguente ulteriore aumento dei prezzi sono diventati una realtà da affrontare.

Ora il mondo si trova stretto tra scelte molto importanti da effettuare e mai come oggi urgenti, ma convergenti.

La crisi climatica, osteggiata da tante fake news negli anni scorsi, è sempre più incombente e le scelte per ridurre le emissioni di gas clima alteranti (CO2 e Metano) sono diventate ancora più urgenti, a questo si somma la dipendenza dei Paesi Europei, in misura diversa, dal gas (Metano) russo con i rischi connessi sia di approvvigionamento che di prezzo.

Il risultato di breve termine è sotto gli occhi di tutti, la pigrizia con cui Italia, e tanti altri Paesi, si sono mossi verso la riduzione dell’impronta carbonica è diventata una fiammata dell’inflazione ed un pericolo per lo sviluppo economico. Si sono addirittura dovute riaprire le centrali a carbone che faticosamente erano state chiuse per iniziare il percorso di decarbonizzazione.

Mai come ora la miopia degli anni scorsi diventa evidente, una soluzione a livello comunitario ed italiano era già stata individuata e seguiva la proposta di Rifkin ovvero la costituzione di tanti punti di produzione di energia rinnovabile, ovvero le comunità energetiche.

Nuovi sviluppi

Con la fine del 2021, la normativa è uscita dalla fase sperimentale ed è diventata definitiva con il D.lgs. 199/21, mancano ancora alcuni decreti attuativi che dovrebbero uscire entro il mese di giugno 2022, ma siamo pronti a partire finalmente.

Le novità, rispetto alla fase sperimentale, sono importanti:

  • Impianti di produzione fino ad 1MW
  • Incentivi per l’autoconsumo e lo stoccaggio
  • Possibilità di usare il 30% della produzione da impianti di energie rinnovabili (FER) già preesistenti
  • Ampliamento alla cabina primaria, anziché secondaria, dei possibili aderenti alla comunità energetica

Ora non voglio entrare nei dettagli tecnici, scopo di questo scritto è solo sensibilizzare e far conoscere il modo con cui nei prossimi anni produrremo tutti energia.

La comunità energetica nelle sue diverse forme si adatta sia alle abitazioni singole ed ai condomini, sia alle industrie ed ai centri commerciali, ma potrebbero essere costituite anche dai Comuni.

Come sempre accade probabilmente sarà l’industria, anche sotto la spinta dell’aumento dei prezzi del gas e dalle istanze dei consumatori riguardo al cambiamento climatico, ad aprire la strada.

Al fianco dell’innovazione: il nostro progetto

Noi in Re-solution Hub stiamo studiando le Comunità Energetiche da sempre, e siamo convinti che sia ora di farle nascere.

Per questo abbiamo creato un gruppo di lavoro, con altre società Benefit, per unire diverse competenze e portare ai distretti industriali italiani la possibilità di avere le giuste informazioni tecniche ed economiche per intraprendere questa strada.

La produzione ed il consumo di energia rinnovabile destinata all’autoconsumo, dove il surplus venga condiviso tra i componenti della Comunità energetica, è quanto di più virtuoso oggi si possa immaginare.

A fronte di investimenti in impianti di rinnovabili, per i quali esistono diverse forme di finanziamento agevolato, si ottiene una immediata riduzione dei costi di approvvigionamento dell’energia, la certezza della sua disponibilità e, se la comunità energetica ed il suo perimetro è stato correttamente definito, anche un ricavo dall’energia condivisa tra i componenti della comunità energetica, certo per 20 anni.

A fronte di tutto questo le aziende appartenenti alla comunità energetica potranno anche vantare la riduzione della loro impronta carbonica, un piano di sostenibilità posto su basi concrete e solide, nuovi servizi erogabili tramite l’energia prodotta da offrire a clienti e dipendenti.

Vi abbiamo incuriosito? Bene era proprio il nostro obiettivo, nelle prossime settimane pubblicheremo nuovi articoli per entrare più in dettaglio sulle comunità energetiche, il loro funzionamento ed i vantaggi che se ne possono ottenere.

Intanto potete contattarci per saperne di più ed iniziare a risparmiare sui costi energetici e programmare un futuro migliore, indipendente dai prezzi, dall’inflazione e dalla speculazione, con vantaggi economici, reputazionali e di riduzione dell’impatto ambientale.

Nasce il Progetto Re-CER2022 di Re-solution Hub per dare il nostro contributo agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.