Crisi d’impresa, come prevenirla o affrontarla dopo la legge 155/2017

Capiamo insieme il funzionamento del nuovo codice sulla crisi d’impresa e dell’insolvenza (Legge 155/2017). Cosa cambia per le PMI e per gli imprenditori?

Il 19 ottobre 2017, dopo un percorso tutt’altro che semplice, viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge Delega 155 per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza. Successivamente in data 14 febbraio 2019 viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo n. 14 del 12 gennaio 2019 che introduce nell’ordinamento italiano il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

Le modifiche introdotte stravolgono in modo sostanziale le disposizioni contenute nella legge fallimentare, provvedimento entrato in vigore nel 1942 in un contesto economico e finanziario completamente differente rispetto all’attuale. Sebbene nel frattempo fossero stati attuati dei correttivi, vi era la necessità di adeguarsi alla normativa Europea. Quest’ultima non considera la procedura concorsuale come una procedura meramente liquidatoria ma piuttosto come tutela e conservazione dei mezzi e della struttura dell’impresa, tale da assicurarne la sopravvivenza e la salvaguardia dei portatori di interessi.

Legge 155 del 2017: un cambio epocale

Cambia quindi il principio ispiratore delle procedure concorsuali, che non devono più essere intese secondo approcci liquidatori-sanzionatori, ma come procedure finalizzate al risanamento dell’impresa. Il fine è quello di salvaguardare lavoratori e creditori.

Alla base delle nuova legge è la necessità di introdurre una procedura che possa far emergere tempestivamente lo stato di crisi nonché la perdita della continuità aziendale. Un’esigenza che è emersa in modo ancor più accentuato nei periodi di forte crisi economica e finanziaria dove l’imprenditore, restio ad ammettere e a far presente il proprio stato di crisi, portava la propria impresa ad una situazione insanabile. Ne conseguiva che l’accesso alla procedura di risanamento avveniva troppo tardi, quando le risorse finanziarie erano ormai sfinite e la continuità aziendale compromessa. Situazione che non giovava a nessuno: né ai portatori di interesse né all’imprenditore stesso.

Nuovo Codice della Crisi d’Impresa: cosa cambia per un imprenditore?

L’impatto che la normativa ha già avuto ed avrà soprattutto sulle PMI italiane è rilevante a tal punto che l’imprenditore dovrà cambiare il proprio modo di fare impresa. Scopo della normativa è quello di far emergere lo stato di crisi, attraverso l’istituzione di assetti organizzativi adeguati per la rilevazione tempestiva della crisi e della perdita della continuità aziendale. Si presuppone infatti che tanto più l’intervento risanatore è tempestivo tanto maggiore sarà la possibilità di preservare il valore dell’impresa in crisi.

Come prevenire e affrontare la crisi d’impresa

Prevenire è meglio che curare. Affermazione, questa, che risulta più che mai appropriata. Il fine della riforma è di fare emergere in modo tempestivo e anticipato lo stato di crisi, prima che questa diventi irreversibile. Nella legge delega vengono inoltre chiariti i due stati ovvero quello originariamente definito di crisi, modificato successivamente in squilibrio che se non gestito per tempo e in modo efficace si aggrava fino a trasformarsi in insolvenza con tutte le conseguenze del caso. Non deve pertanto venire meno la continuità aziendale.

Legge 155/2017 e accesso ai finanziamenti

Il problema finanziario legato alla tensione della liquidità che sta attanagliando sempre di più le PMI italiane, oltre ad incidere sul calcolo del DSCR, trova come una delle principali fonti di risorse il sistema bancario. Sistema che, negli ultimi anni, ha dato una decisa stretta portando non poche difficoltà alle PMI.

Cosa si intende con adeguato assetto organizzativo?

Il tanto citato “adeguato assetto organizzativo” non è un dato standard ed identico per ogni azienda ed attività. Questi deve essere adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa e al settore in cui l’azienda opera, sempre però tenendo presente che deve essere idoneo alla rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale. Risulta quindi fondamentale analizzare l’ambiente interno dell’impresa per poter conoscere non solo la complessità della struttura, l’organigramma e la competenza del personale, ma anche la sensibilità di chi prende le decisioni. La complessità di un’impresa non è dipendente solo dalla sua dimensione.

Conclusione

Sicuramente l’introduzione del nuovo Codice della Crisi d’Impresa rappresenta non solo un cambio importante della normativa ma richiede allo stesso tempo un cambio radicale e mentale di molti imprenditori e soprattutto delle PMI.

Non bisogna però vedere questo momento come un ulteriore aggravio burocratico, ma come occasione per migliorare l’organizzazione dell’imprenditoria italiana ed ottimizzarne i risultati. Il tutto grazie anche ad una diversa struttura organizzativa basata non solo sulla classica contabilità ma anche su un approccio più gestionale con visione prospettica.

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