Come l’analisi dei rischi permette di individuare anticipatamente un possibile stato di crisi d’impresa? In questo articolo capiamo come usare questo strumento.
Scopo della riforma della crisi di impresa (Legge 155 del 2017) è quello di fare emergere in modo tempestivo e anticipato lo stato di crisi, prima che questa diventi irreversibile. In questa frase viene sintetizzato un cambiamento che stravolge in modo radicale non solo gli assetti della maggior parte delle imprese italiane ma soprattutto la cultura e la modalità di operare di quasi tutte le PMI del nostro Paese.
Gli imprenditori italiani hanno sempre considerato come strumento per capire come la propria azienda stia performando il bilancio che viene annualmente depositato presso la Camera di Commercio. Sebbene il bilancio d’esercizio sia un ottimo e idoneo strumento, occorre comunque considerare che:
Risulta evidente che per essere in grado di fare emergere la crisi in modo tempestivo e anticipato, l’imprenditore dovrà adottare un approccio gestionale completamente diverso, non più basato esclusivamente su dati storici. Dovrà, quindi, adottare una visione più prospettica di forward looking. Tutto ciò è possibile grazie a una corretta analisi dei rischi. Questo imprescindibile cambiamento implica uno stravolgimento del proprio modus operandi e della propria cultura organizzativa.
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Il nodo focale risulta essere l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile che deve essere adeguato e idoneo. Ma nello specifico l’imprenditore cosa deve fare per prevedere e prevenire il rischio di crisi d’impresa? Azione questa che, come già detto, deve essere vista in senso molto più lato che il semplice adeguarsi ad una norma per evitare la sanzione.
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L’implementazione di prospetti di analisi, budget e quant’altro è fondamentale per la gestione, nonché per capire l’andamento dell’impresa ed essere in grado di porre in essere gli adempimenti richiesti dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa. Tuttavia non bisogna fare l’errore di credere che sia sufficiente.
Con il termine “sufficiente” va fatto riferimento sia al Codice Crisi d’Impresa sia al modello di gestione imprenditoriale. Non bisogna dimenticarsi che il nuovo Codice della Crisi d’Impresa fa esplicito riferimento all’assetto organizzativo amministrativo e contabile definendolo “idoneo” alla rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale.
Sicuramente l’assetto amministrativo e contabile inteso come visione e gestione aziendale con visione di forward looking e come strumento per la misurazione delle performance rientra in questa definizione. Non va tralasciato però l’aspetto organizzativo che, come da definizione della norma di comportamento del collegio sindacale di società non quotate, è inteso come “complesso delle direttive e delle procedure stabilite per garantire che il potere decisionale sia assegnato ed effettivamente esercitato a un appropriato livello di competenza e responsabilità”.
L’assetto organizzativo, amministrativo e contabile per essere idoneo non può essere considerato standard per tutte le imprese. Questi dovrà essere creato in funzione delle dimensioni e alla complessità della società, alla natura e alle modalità di perseguimento dell’oggetto sociale. A tal proposito, i primi passi dovranno essere mossi per:
Attuare tutte le azioni necessarie richiede un grosso sforzo per l’imprenditore e spesso l’azienda per poter farvi fronte dovrà anche creare nuovi reparti e dipartimenti. Ad esempio potrebbe essere necessario creare un dipartimento dedicato al controllo di gestione.
Questo non è solo un modo per adempiere al Codice della Crisi di Impresa, ma anche e soprattutto un aiuto e supporto nella gestione e nell’ottimizzazione delle propria impresa.
D’altro canto, però, l’imprenditore si trova ad affrontare nuovi costi e gestire in autonomia una visione e un modo di essere imprenditore completamente diverso. Inoltre l’azienda potrebbe avere una dimensione tale per cui la creazione di un nuovo ufficio non sarebbe economicamente sostenibile a giustificabile. Non va anche dimenticato che l’utilizzo di strutture e consulenti esterni qualificati e non improvvisati può essere un’ottima alternativa e soluzione. Il consulente esterno infatti:
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